Il Governo ha respinto definitivamente in Parlamento la richiesta di alcuni parlamentari del Pd e di Sinistra Italiana di revocare la nomina dell’Ambasciatore Mario Vattani, designato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 29 aprile come rappresentante diplomatico italiano a Singapore.
La risposta alle interrogazioni è stata affidata a Marina Sereni, Vice Ministro degli Affari Esteri, la quale ha innanzitutto riportato in modo preciso il percorso giuridico che ha portato alla nomina dell’Ambasciatore Vattani, sgomberando il campo da alcune inesattezze circolate in rete in particolare dal Fatto Quotidiano, poi riportate tali e quali nell’interpellanza presentata dagli onorevoli Quartapelle, Fiano e Morassut del Partito Democratico.
Nomina decisa secondo il rispetto delle regole
Partendo dalla vicenda della partecipazione del diplomatico a un concerto di Casapound nella quale veniva accusato di aver ricambiato il saluto romano degli astanti (particolare che Mario Vattani ha sempre negato) – vicenda che la Sereni ha definito “deprecabile” – la Vice Ministra ha affrontato alcuni aspetti oggettivi, “i termini del procedimento disciplinare, le qualifiche professionali del funzionario” e “un criterio generale, il rispetto delle regole, sulla base dei quali il Consiglio dei Ministri ha deciso la nomina del Ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani quale ambasciatore a Singapore.”
Sereni fa chiarezza sui procedimenti disciplinari
“Mario Andrea Vattani, ha spiegato la Vice Ministra, venne sottoposto a procedimento disciplinare nel 2012. Il procedimento si concluse con la sospensione dal servizio per 4 mesi, secondo quanto previsto dall’articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 (lo Statuto per gli impiegati civili dello Stato), e con il richiamo da Osaka, in Giappone, dove era console generale. La sanzione fu adottata dopo un attento esame dei fatti, nel rispetto della normativa e dell’inderogabile principio di proporzionalità. Su queste basi, le responsabilità del ministro Vattani non integravano ipotesi di sanzioni espulsive, consentendo quindi la prosecuzione del rapporto di servizio. Nel marzo 2019, il ricorso al TAR promosso dal ministro Vattani contro la sanzione disciplinare è stato dichiarato decaduto, o “perento” per usare il termine più propriamente giuridico, poiché il funzionario ha desistito dal perseguirlo. Per quanto riguarda, invece, la sentenza sul provvedimento di richiamo, sulla scorta del parere favorevole dell’Avvocatura Generale dello Stato, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha rinunciato all’appello, considerando congrua la proposta transattiva dei legali della controparte: la doppia rinuncia alle spese di lite e a far valere i diritti risarcitori conseguenti alla pronuncia del TAR. Dopo aver scontato la sanzione disciplinare, il ministro plenipotenziario Vattani è rientrato alla Farnesina dove ha, sin da allora, ricoperto l’incarico di Coordinatore per i rapporti tra l’Unione Europea e i Paesi dell’Asia Pacifico sia sul piano bilaterale che multilaterale alla Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali.”
“Apprezzato da superiori e interlocutori istituzionali”
La Vice Ministra ha poi sottolineato un aspetto importante, mai rilevato negli articoli e nelle dichiarazioni delle testate e delle organizzazioni che imputavano all’Ambasciatore Vattani i suoi trascorsi giovanili nella destra romana degli anni ottanta. “In questi anni”, ha dichiarato la Sereni “Vattani ha prestato un servizio valutato di eccellente qualità e oggetto di apprezzamento da parte dei suoi superiori e degli interlocutori istituzionali, come ampiamente documentato. Il suo comportamento non ha dato adito ad ulteriori rilievi.”
“Formazione e preparazione su tematiche dell’Asia”
“Occorre inoltre ricordare”, ha specificato la Vice Ministra, “che il ministro Vattani è uno dei funzionari diplomatici più preparati sulle tematiche dell’Estremo Oriente in ragione della sua formazione professionale e delle specifiche esperienze di carriera. La sua nomina da parte del Consiglio dei Ministri ad ambasciatore a Singapore si basa dunque sulla valutazione di questi aspetti oggettivi.”
Sereni: “un errore rinunciare allo stato di diritto”
Non servirebbero ulteriori spiegazioni per il fatto che, nel momento in cui l’Italia, con le sue aziende e i suoi interessi economici e commerciali, mira a recuperare posizioni in una delle regioni più promettenti del mondo per la ripresa economica post-pandemia, la preparazione e le capacità di un funzionario dovrebbero orientare le scelte per la sua nomina, rispetto ai suoi gusti politici o musicali degli anni ottanta.
Tuttavia anche in merito all’opportunità della nomina, contestata dagli interroganti la Vice Ministra Sereni ha voluto concludere con una considerazione generale.
“Comprendo naturalmente”, ha detto, “la sensibilità che anima gli interroganti. Sentiamo forte il fermo ancoraggio dell’Italia ai valori di democrazia, libertà e antifascismo ma sono propri i valori posti a fondamento della Repubblica, in particolare quello stato di diritto che la barbarie fascista aveva calpestato, a ricordarci che la tutela dell’interesse pubblico è assicurata dal rispetto della legge e il rispetto della legge, in questo caso specifico, è rappresentato appunto da una sanzione debitamente scontata e da un incarico conferito sulla base dell’impegno dimostrato e della preparazione professionale.”
“Rinunciare ad una rigorosa tutela e applicazione delle regole e dello stato di diritto sarebbe un errore” ha proseguito la Vice Ministra, “rappresenterebbe un tradimento di quegli stessi valori. Non lo abbiamo mai fatto nemmeno negli anni più difficili e bui della nostra storia repubblicana.”
“Gli ambasciatori vengono nominati dal Consiglio dei Ministri nella sua collegialità. L’alto ruolo istituzionale che ricoprono impone loro una stretta aderenza ai valori della nostra Costituzione: è ad essi che gli ambasciatori sono vincolati e, sulla base di quei valori, sono chiamati a servire e rappresentare l’Italia all’estero», ha concluso la Vice Ministra Sereni.
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