Aquarius: finalmente un governo che conosce il diritto del mare

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Finalmente l’Italia ha un governo che conosce il diritto del mare: il ministro degli Interni Matteo Salvini rifiuta l’approdo alla nave della Ong Aquarius carica di migranti raccolti nel Mediterraneo.

Malta porto più sicuro, immigrati accolti in Italia senza alcun obbligo

Non più tardi di un mese fa abbiamo illustrato come il governo Gentiloni avesse autorizzato l’apprododella ONG Sos Mediterranée con a bordo 105 immigrati nonostante il diritto del mare prevedesse lo sbarco a Malta. Era, quello, l’ennesimo caso in cui gli esecutivi di sinistra da un quinquennio decidevano di far sbarcare in Italia immigrati soccorsi in acque internazionali pur non avendo nessun obbligo di accoglierli in base al diritto internazionale del mare.

Nel caso in parola, era Malta a doversene far carico come porto più sicuro o, in alternativa, la Gran Bretagna, Stato di bandiera dell’imbarcazione.

Grazie a quella politica ipocrita di prenderci tutti gli immigrati soccorsi in mare anche in assenza di obblighi internazionali, negli ultimi 5 anni i governi di sinistra hanno riempito l’Italia di centinaia di migliaia di clandestini, con la complicità di Ong e organizzazioni criminali legate al business del traghettamento degli immigrati (qualcuna, pare, collegata a esponenti governativi del tempo).

Avevamo segnalato nell’articolo in questione che auspicavamo che quello fosse l’ultimo “dono di migranti da parte dell’esecutivo delegittimato di Gentiloni” e concludevamo sottolineando la necessità di “un governo politico, espressione del voto popolare dello scorso 4 marzo, che possa restituire dignità e autorevolezza al nostro Paese sullo scacchiere mondiale, ponendo in primo piano la tutela degli interessi nazionali”.

Sembra che il nostro auspicio si stia avverando. Il nuovo esecutivo insediatosi lo scorso 31 maggio pare infatti deciso a fare sul serio in materia di migranti.

Salvini nega ad Aquarius i porti italiani

È notizia di queste ore che il Ministro dell’Interno Salvini, in raccordo con quello delle Infrastrutture, ha negato l’approdo alla ineffabile nave Acquarius, in navigazione verso l’Italia con 600 naufraghi soccorsi al largo delle coste libiche. Lo stesso Salvini ha avvertito le autorità maltesi che considera Malta come porto più sicuro e che Roma non offrirà approdi alternativi.

Si tratta di un dato politico importante che indica un cambio epocale nell’atteggiamento italiano.

Finalmente l’Italia chiede ai partner europei di rispettare il diritto del mare, segnalando che non saremo più disposti a ricevere gli immigrati soccorsi in mare se non nei casi in cui esista un obbligo internazionale secondo le regole del diritto del mare.

Oggi pressoché tutti i salvataggi avvengono nella neoistituita SAR libica o all’interno della SAR di Malta, contigua alle acque libiche.

E comunque l’isola di Malta costituisce in entrambi i casi il porto “più sicuro“, nel caso non si voglia restituire gli immigrati alla Libia. È Malta, dunque, per il diritto internazionale a doversene far carico.

Aspettiamo di vedere gli sviluppi, ma possiamo essere veramente soddisfatti. Per adesso il governo di Malta ha risposto di ritenersi non competente per questi migranti. Si apre dunque adesso un braccio di ferro tra Roma e Malta sul rispetto delle norme internazionali.

Ma è indubbio che in questo, al pari di quasi tutti i salvataggi degli anni scorsi, si debba far riferimento ad un porto situato in terra maltese come luogo più sicuro per lo sbarco.

Preme segnalare infine che La Valletta ha istituito una SAR allargata a dismisura per usufruire di preziose prebende in materia di aviazione commerciale, ma ovviamente la disconosce quando non le conviene, come nei casi di salvataggio in mare.

L’importante che il governo italiano ha dimostrato di conoscere le regole del diritto internazionale e adesso la pallina è nel campo di Malta e, in definitiva dell’Unione Europea per le implicazioni europee in materia di diritto di asilo.

Bruxelles inizi la revisione delle regole di Dublino

Sarà Bruxelles infatti adesso a doversi occupare seriamente e in tempi brevi di rivedere le regole di Dublino, scordandosi le improponibili e inconsistenti proposte di riforma del sistema di recente avanzate e fondate sull’assioma che tanto l’Italia se ne farà sempre carico, come fino a poco tempo fa si sghignazzava nelle istituzioni bruxellesi.

Il livore che traspare dal tono dei reportage dei media nazionali che ovviamente sperano nell’incidente e nei morti, indica che Salvini e l’esecutivo hanno colto nel segno.

Sull’immigrazione era importante non solo dare un segnale politico, perché l’aumento dei flussi migratori degli ultimi giorni era palesemente un tentativo internazionale (ma con chiare complicità interne) di mettere in difficoltà il nuovo esecutivo.

Soprattutto era necessario avviare un cambio di paradigma per gli anni a venire: l’immigrazione non è un cataclisma inarrestabile come si tenta di farci credere da anni, pensi un fenomeno politico, che risponde a logiche e condizioni politiche.

Il meticciato non è un destino ineluttabile, né tantomeno auspicabile. Piuttosto, vogliamo auspicare che quello del governo e di Salvini sia il primo segnale di una linea politica destinata a durare. È l’Italia che deve decidere se e quanta immigrazione desidera. È l’Italia che deve far capire a tutti, dentro e fuori i confini, che il clima politico è cambiato e che l’epoca del “dentro tutti” è finita, si spera per sempre.

È l’Italia che deve ricominciare a tutelare l’interesse nazionale e, con esso, quelli degli italiani.

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