Quale che sia l’esito della crisi: contro l’Italia polemiche ipocrite e pretestuose, lo Stato tuteli i suoi cittadini

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crisi ipocriteNessuno nel mondo ha salvato tante vite in mare negli ultimi anni quanto l’Italia. Ritrovarsi sul banco degli imputati è un’assurdità.

Molto interessante l’articolo “Migranti illegali, Ong e politica europea: quante ipocrisie contro l’Italia” a firma di Gianandrea Gaiani, uno dei principali esperti italiani di affari strategici e questioni di sicurezza. Nel suo pezzo Gaiani riesce nella complessa operazione di fare una lettura a 360 gradi del problema migratorio, evidenziando:

– lo straordinario ruolo svolto dall’Italia;

– la linea di prevaricazione di alcuni paesi europei e dell’Unione Europea, che, more solito, sulla crisi migratoria si è piegata agli interessi dei soliti noti;

– il disprezzo di ogni norma delle Ong, così come il loro cinismo, che si spinge ormai apertamente fino alla ricerca dell’incidente e, perché no?, di vittime da sfruttare sul piano mediatico.

L’analisi di Gaiani abbraccia ogni profilo della questione dell’immigrazione: di interesse nazionale; politico; internazionale; di sicurezza; economico; demografico; giuridico; e anche morale.

L’Italia non è mai venuta meno ai suoi doveri

Sotto il profilo della narrativa, va definitivamente respinta la tesi che l’Italia sia mai venuta meno alla sua tradizione e ai suoi doveri di umanità.

“Nessuno nel mondo” – scrive Gaiani dati alla mano – “ha salvato tante vite in mare negli ultimi anni quanto l’Italia. Ritrovarsi improvvisamente sul banco degli imputati è veramente curioso. Ancora oggi, ogni volta che una Ong crea un caso davanti ad un porto della Sicilia, il governo italiano è il primo ad evacuare minori e persone in effettivo stato di necessità, senza chiedere o aspettare Bruxelles.”

Nessuno può dare lezioni all’Italia

Prosegue Gaiani: “I famosi accordi ad hoc di ripartizione degli sbarcati riguardano sempre il residuo degli uomini giovani e forti che non corrono nessun pericolo.”

Sulla gestione dei flussi migratori nessuno può dare lezioni all’Italia.

Non Berlino. Non Parigi. Non Madrid. E nemmeno le loro quinte colonne nella nostra penisola che, sia per ragioni politico-ideologiche, sia per opachi interessi economici, hanno fino a inizio 2018 alimentato i flussi migratori invece di arginarli, come avrebbe invece voluto l’interesse nazionale.

Interessi italiani contrastano con quelli di Berlino e Bruxelles

Questo ci porta ad una evidente constatazione di ordine politico. Sinora, sul problema dell’immigrazione l’interesse di alcuni paesi europei – in primis la Germania – e dell’Ue e l’interesse nazionale italiano sono in netto contrasto, come dimostrano diverse circostanze:

– la fuga in avanti di Berlino sull’apertura ai migranti del 2015 rispondeva all’esclusivo interesse tedesco di attrarre manodopera per calmierare il costo del lavoro. Ma non solo;

– la politica di porte aperte della Merkel è stata decisa e annunciata in assenza di una qualsivoglia concertazione con i partner europei. Soprattutto con quelli frontalieri, quali l’Italia, che in ragione della loro geografia sono chiamati a gestire tutti i flussi in entrata;

– la Germania, e i paesi ad essa allineati, da un lato hanno sancito l’abbattimento dei confini d’Europa, lasciando i paesi frontalieri alle prese con un nodo politico epocale; dall’altro si arrogano il diritto di scegliere quali immigrati accogliere, lasciandone la maggior parte nei paesi di primo ingresso.

Berlino e Parigi mirano a riportarci i migranti secondari

“Berlino e Parigi” – osserva Gaiani – “prevedono infatti di suddividere in tutta Europa solo il 10% degli sbarcati, senza occuparsi del restante 90%. Chiedono anzi di riportare in Italia, Spagna e Grecia centinaia di migliaia di ‘migranti secondari’ sbarcati negli anni scorsi negli Stati Ue mediterranei e poi stabilitisi nel Nord Europa.”

E tutto questo in un quadro di sostanziale acquiescenza dell’Ue. Un atteggiamento, quello di Berlino, di miope arroganza che si ripercuote sugli equilibri politici in Europa e sta contribuendo ad una irreversibile delegittimazione dell’Unione Europea.

Comportamenti Ong sono ideologici e spesso illegali

Senza entrare sulla questione della sfacciata scorrettezza dell’attività delle Ong – che non di rado integra responsabilità di natura criminale – l’analisi di Gaiani ha un altro merito. Essa evidenzia infatti un aspetto decisivo, che in tempi non lontani sarebbe stato condiviso pressoché da chiunque per elementari ragioni di buon senso: l’immigrazione deve svolgersi all’interno di una cornice legale. Non al di fuori di essa.

Primo dovere dello Stato è tutelare i suoi cittadini

Nel caso dell’immigrazione illegale, lo Stato ha il diritto-dovere di adottare le misure più idonee a difendere le proprie leggi, i propri confini, i propri cittadini e il proprio ordine sociale. Perché – non è mai sbagliato ricordarlo – il primo dovere di uno Stato è tutelare la sua comunità nazionale. È, questo, l’unico metro di misura del successo della sua azione.

Elettori hanno indicato loro priorità: economia e contrasto a immigrazione

Le elezioni politiche tenutesi in Italia nel 2018 hanno dato indicazioni molto chiare circa le priorità dei cittadini italiani. Queste erano l’economia e l’immigrazione. Quale che sia la soluzione che le forze politiche daranno all’attuale crisi di governo, sarebbe bene che ne tenessero conto.

Scelte in discontinuità con la politica dei porti chiusi oppure – peggio ancora – passi improvvidi in materia di cittadinanza e ius soli avrebbero per effetto di esacerbare le linee di frattura che già percorrono il tessuto sociale nazionale.

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