Niger e Tunisi dicono no alle truppe italiane. Un’altra umiliazione per la politica estera del governo dimissionario

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Non più tardi di due giorni fa, veniva commentato su queste pagine un articolo dell’Ambasciatore Stefanini apparso su La Stampa, dal titolo “La diplomazia internazionale non ci attende” in cui si sosteneva che, per ragioni di politica estera, in assenza di un nuovo governo sarebbe necessario dare nuovo ossigeno all’esecutivo Gentiloni.

Veniva qui esposta una tesi contraria alle considerazioni di Stefanini, per due ragioni.

  • Innanzi tutto per assicurare il rispetto del risultato delle elezioni del 4 marzo scorso.
  • In secondo luogo, per la necessità urgente di restituire autorevolezza all’Italia nel contesto internazionale.

Questo con l’obiettivo di porre rimedio ai pesanti insuccessi diplomatici collezionati dal governo Gentiloni e dai precedenti esecutivi Monti, Letta e Renzi.

A meno di quarantott’ore, i mezzi di informazione pubblicano con enfasi due pessime notizie per la politica estera italiana.

La prima, che il Niger ha ritirato il suo assenso all’invio del contingente miliare italiano (una missione sulla cui opportunità Diplomaziaitaliana nutriva qualche dubbio).

La seconda, che la Tunisia ha bloccato la partenza di un gruppo di 60 militari italiani che avrebbero dovuto raggiungere il paese a breve, nell’ambito di un progetto Nato per sostenere le autorità tunisine nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo.

Sono, questi, due bruschi stop ad iniziative che il governo Gentiloni aveva presentato come fondamentali per la nostra azione di contenimento dei flussi di immigrazione e per il controllo della tratta degli immigrati.

Si confermano quindi fondate, purtroppo, le perplessità riguardo alla capacità dell’esecutivo Gentiloni – a maggior ragione ora che è dimissionario – di tutelare adeguatamente gli interessi nazionali. E quel che è peggio, su una sfida nevralgica come l’immigrazione.

Due nuovi insuccessi che vanno ad aggiungersi a tante disastrose iniziative di politica estera, ed evidenziano quanto sia urgente la costituzione di un nuovo governo che rispecchi nella composizione e nei programmi la volontà espressa dall’elettorato italiano lo scorso 4 marzo.

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