Terrorismo: una ragione in più per far valere gli interessi italiani nel mondo.
di Francesco Boco
Per mesi rappresentanti delle istituzioni e giornalisti progressisti hanno ripetuto come un mantra che l’equazione immigrazione-terrorismo è falsa e strumentale. E che alimenta la crescita di movimenti politici definiti xenofobi e populisti. Se già in passato la verità è sembrata di tanto in tanto fare capolino, oggi con le dichiarazioni del Ministro dell’interno Minniti la realtà dei fatti appare chiara e inequivocabile.
Minniti ha chiarito la situazione dopo gli arresti di Foggia e Torino. “Il quadro della minaccia di Isis rimane radicalmente immutato. Anzi, la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l’elemento ‘territoriale’ del Califfato, dall’altro aumenta la pericolosità dell’altra componente, quella terroristica”. La minaccia viene dunque accentuata e aggravata dall’arrivo sul suolo italiano di terroristi e jihadisti sotto mentite spoglie.
La cittadinanza non è garanzia di integrazione
Il caso specifico dei due arresti riguarda persone in possesso della cittadinanza italiana. Esso pertanto non fa che confermare i dubbi sulla reale efficacia del percorso di integrazione e assimilazione tanto sbandierato in questi anni. Se ai potenziali terroristi già presenti in Italia e in Europa si aggiungono i jihadisti che ogni giorno cercano di sbarcare sulle coste italiane, ben si comprende la preoccupazione del Ministro.
La retorica a favore dello ius soli come mezzo di integrazione si scontra con la realtà. Una realtà fatta di flussi migratori che mettono sotto pressione non solo le capacità di accoglienza dell’Italia, ma anche la tenuta del suo tessuto sociale. La percezione dell’insicurezza è ben peggiore della minaccia reale, perché è già una vittoria della propaganda terrorista. Questa peraltro si rafforza e intensifica anche attraverso una crescita numericamente considerevole di stranieri tra i quali – confermano recenti indagini dei servizi segreti – si nascondono “lupi solitari”, cellule impazzite, eterodirette e pronte a colpire.
Il realismo politico resta la bussola per fare fronte alla sfida terroristica
Con il buonismo politicamente corretto non se ne esce. Presto o tardi anche chi ha accolto gli immigrati a braccia spalancate in modo indiscriminato correrà il rischio di diventare un potenziale bersaglio. Allora bisognerà cercare le risposte nel realismo politico. Ad esempio con una gestione veloce e stringente delle pratiche per l’accoglienza e l’espulsione.
D’altra parte senza una rapida e decisa inversione dei flussi migratori, il rafforzamento della tutela dei confini e una proiezione di ampio respiro nel Mediterraneo, la minaccia jihadista sembra destinata a crescere. Tanto più che dall’esterno arriverebbero uomini addestrati militarmente e dalle capacità più strutturate dei fanatici improvvisati.
L’Italia deve essere protagonista nel Mediterraneo per fermare i flussi migratori e prevenire il rischio terrorismo
Un rinnovato impegno italiano nel Mediterraneo e in Africa sarà indispensabile negli anni a venire. Dopo il disastro seguito alla morte di Gheddafi in Libia è diventata quanto mai urgente un’azione a vasto raggio e lungimirante che crei partnership affidabili nell’interesse dell’Italia.
Ciò significherebbe ad esempio restituire la dignità politica che merita al legittimo governo siriano, il quale oltre a combattere in prima persona gli jihadisti sembra che recentemente abbia fornito informazioni utili ai servizi segreti italiani (qui e qui).
Non è il caso di scadere in allarmismi e anche a livello dell’informazione è importante dare il minor spazio possibile a qualsiasi forma diretta o indiretta di propaganda islamista. Ma la chiarezza di pensiero raccomandata da un approccio realistico deve prima di tutto indurre a riconoscere un’ovvietà. Non tutti gli immigrati sono terroristi. Ma è d’altra parte vero che tutti i terroristi sono immigrati.