L’Italia appare sempre più debole e isolata in Europa. Non è riuscita a coagulare un fronte coeso su progetti coraggiosi e innovativi che diano nuovo slancio all’Ue. Dal canto suo la Germania non ha cambiato rotta; la storia insegna che la flessibilità non è la componente prevalente del suo Dna politico.
Nella novella di Pinocchio c’è una scena in cui questi, nell’ingenuo tentativo di ritrovarsi in tasca qualche spicciolo in più, viene truffato dal Gatto e dalla Volpe.
Un burattino un po’ incline alle bugie, ma con poca esperienza delle cose della vita da un lato. Due villains neanche tanto malvagi, ma bravi a fare il gioco delle parti e, soprattutto, i propri interessi dall’altro. L’esito della vicenda dipinta da Collodi era, tutto sommato, prevedibile.
Mes, il fallimento della linea di Palazzo Chigi
Il compromesso trovato dall’eurogruppo e i negoziati che lo hanno preceduto presentano singolari analogie con quella scenetta. Soprattutto, i risultati portati a casa dall’Italia sono molto deludenti e scontano l’approccio del premier Conte.
Sul piano interno, Conte ha puntato sull’accentramento decisionale e sulla visibilità mediatica. Di qui la completa chiusura alle proposte dell’opposizione, che pure aveva dato segnali di disponibilità. Una scelta che ha avuto gravi conseguenze in termini di coesione dell’Italia, subito rilevata dai nostri interlocutori europei che ne hanno saputo trarre vantaggio.
Sul piano internazionale, Palazzo Chigi ha scommesso sul fronte latino con la Francia per riequilibrare lo sbilanciamento di forze fra Roma e Berlino. Purtroppo, non si è considerato che per la Francia l’asse franco-tedesco è lo strumento per continuare a esercitare la propria egemonia in Europa.
Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, i disegni europei di Parigi prevedevano una diarchia franco-tedesca imperniata su una divisione dei ruoli. Leadership politica alla Francia, leadership economica alla Germania.
La storia insegna che le cose non sono andate del tutto così, visto che la potenza economica tedesca si traduce in primato politico negli spazi di interesse di Berlino, quali le istituzioni europee.
Ad ogni modo, stante l’attuale rapporto di forze che la vede sfavorita, per la Francia è impensabile avere una politica europea che prescinda dalla Germania.
Fra Germania e Italia, la Francia si schiera sempre con la prima
Certo, Macron ha anch’egli sfruttato questo ménage à trois diplomatico per esercitare pressioni sulla Merkel affinché attenuasse la sua rigidità e, soprattutto, quella degli altri paesi del Nordeuropa rigorista. D’altronde, anche l’economia di Parigi versa in gravi difficoltà e un allentamento del rigore torna utile.
Tuttavia, a fronte dell’imperativo di riaffermare il suo ruolo di dominus europeo accanto alla Germania, per la Francia il Mes non è una linea del Piave. Pertanto, una volta conseguiti i suoi obiettivi sul fronte economico, che sono più limitati di quelli italiani, come previsto la solidarietà della Francia è sfumata.
La Merkel, baluardo della politica del rigore
In realtà, chi ha impiegato questa triangolazione diplomatica in modo ottimale è la Merkel.
Da un lato, la premier tedesca ha utilizzato le pressioni dell’Eliseo per indurre a più miti consigli i falchi del rigore. Dall’altro, giocando sulla differenza di obiettivi di Italia e Francia, “Mutti” si è fatta garante con i nordeuropei che non vi sarebbe stato nessun cedimento di sostanza alle pressioni dei paesi del Sud Europa.
Di qui le volgari campagne di certi Kapò dell’informazione, costruite sull’eterna riproposizione di triti stereotipi. Non scivoloni, questi, bensì spin per serrare i ranghi dell’opinione pubblica tedesca sulla linea della disciplina finanziaria. E di qui la tracotante resistenza dell’Olanda, cui il copione ha attribuito il ruolo di poliziotto cattivo, ma la cui linea è in realtà concertata con Berlino e funzionale alla tattica negoziale tedesca.
Vincono la Germania e i suoi alleati: non esiste Mes senza condizionalità
L’intesa raggiunta dall’eurogruppo sancisce una netta vittoria della Germania e dei suoi alleati. Se è vero che viene varato un articolato pacchetto di misure, il punto essenziale è che per avere risorse economiche l’unico strumento previsto è proprio il Mes. Di eurobond – cavallo di battaglia dell’Italia – neanche a parlarne.
Inoltre, va rilevato che il compromesso raggiunto sulle condizionalità del Mes non aiuta l’Italia. Le regole europee prevedono che le condizionalità possano essere inasprite in qualsiasi momento anche senza il consenso dello stato debitore. Magari – perché no? – quando in Italia cambierà il governo.
Il trionfalismo del governo appare fuori luogo
Occorrerà attendere il prossimo Consiglio europeo per capire se questa intesa potrà essere migliorata, ciò che appare perlomeno complesso. Per ora, a fronte a questa ipoteca sull’Italia, il trionfalismo di alcuni esponenti del governo appare surreale.
Questo soprattutto se si tiene conto che al termine dell’eurogruppo il ministro delle Finanze olandese, Hoekstra, si è affrettato a ribadire tre punti. Primo, il Mes in versione “light” potrà essere impiegato solo per le spese sanitarie. Secondo, l’utilizzo del Mes per la stabilizzazione economica sarà subordinato a condizionalità “piena”. Terzo, l’Olanda (ergo, la Germania) continuerà a opporsi a ogni progetto di bond europei e di mutualizzazione del debito. A fronte delle inequivoche dichiarazioni olandesi, il silenzio di Palazzo Chigi appare emblematico.
L’obiettivo è solo salvare la faccia?
L’ammorbidimento delle condizionalità del Mes va letto in chiave di politica italiana: un dato, questo, che è stato ben compreso dalle cancellerie nordeuropee, che hanno giocato su questa vulnerabilità.
Il Mes “light”, infatti, mira in realtà ad attenuare le fibrillazioni che stanno agitando il Conte bis che, con la coda fra le gambe, torna davanti agli italiani sui quali si allunga adesso l’ombra della Troika.
Un obiettivo di politica interna, dunque, legato all’esigenza di puntellare il governo. Non di difendere l’interesse nazionale.
Questo spiega anche la circostanza che ormai da giorni sul dossier Mes Di Maio e la Farnesina sono scomparsi dai radar. Troppo forte il timore di essere associati a questa Caporetto diplomatica.
Nessuna offensiva mediatica potrà nascondere questa realtà: a dispetto degli impegni presi alla vigilia, l’Italia deve ingoiare il Mes e, in prospettiva, la vigilanza della Troika. Eurobond, zero. Con il risultato che il governo M5S-Pd oggi ipoteca l’Italia e domani dovrà tosare i contribuenti per ripagare i debiti, tagliando le gambe all’economia reale.
L’Italia M5S-Pd, sempre più isolata in Europa rischia di diventare terra di conquista
Un quadro desolante. L’Unione europea assomiglia sempre più a un club. In cui i soci si incontrano, propongono progetti e negoziano. Poi, Germania e Francia decidono per tutti.
In questa cornice, l’Italia appare sempre più debole e isolata in Europa. Non solo non è riuscita a coagulare un fronte coeso su una visione, su progetti coraggiosi e innovativi che diano nuovo slancio all’Ue. Figurarsi guidarlo. Addirittura, si fa insolentire da paesi minori, quali l’Olanda, che a ben vedere non hanno titoli per dare lezioni in materia di finanza.
La Germania non ha cambiato rotta; la storia insegna che la flessibilità non è la componente prevalente del suo Dna politico. Anche grazie all’interessata attività di alcune quinte colonne, i paesi del Nordeuropa hanno ispirato la loro linea all’equazione Italia=mafia e bussato a Berlino per avere garanzie.
A dispetto dei proclami di amicizia “latina” la Francia resta, per alcuni versi, ostile e predatoria. Il peso della Spagna non è tale da riequilibrare i rapporti di forza con l’asse franco-tedesco. Inoltre, Madrid cova la malcelata ambizione di soppiantare l’Italia in Europa e nel Mediterraneo, ciò che non ne fa un partner ottimale.
Nessun paese tutelerà quegli interessi che il Conte bis non riesce a difendere
Il dato politico è che sta venendo al pettine il nodo del peccato originale del Conte bis, come se una percepita assenza di legittimazione democratica venisse testimoniata giorno dopo giorno da una sempre più febbrile rincorsa del consenso. Una debolezza sistemica che si riverbera in modo drammatico sull’azione internazionale dell’Italia.
Vero è che alla nascita dell’esecutivo M5S-Pd hanno contribuito in misura decisiva alcune capitali europee. Ma lo hanno fatto per tutelare i propri interessi, non certo quelli di fazioni politiche italiane.
Sbaglia dunque grossolanamente chi, nell’esecutivo, si ostina a cercare sponde oltreconfine. Nessun paese tutelerà quegli interessi che il nostro governo non riesce a difendere. Illudersi del contrario non è solo ingenuo. È inutile.