Non poteva passare inavvertita la secca presa di posizione del nostro Ambasciatore a Tripoli Giuseppe Perrone, nella querelle scoppiata a seguito delle accuse mosse dalla Ong Medici Senza Frontiere contro le autorità libiche, per il caso di un salvataggio conteso di 39 migranti avvenuto nelle acque internazionali al largo della Libia nel giorno di Pasqua.
Innanzitutto i fatti.
Il giorno di Pasqua la nave dell’Ong francese Médecins Sans Frontières (Msf) “Acquarius” si appresta a recuperare un gommone con 39 migranti a bordo, quando viene contattata dal Comando della Guardia Costiera italiana. Quest’ultima le dà istruzioni di allontanarsi e di far intervenire i guardiacoste libici che stanno in zona.
In spregio alle indicazioni delle autorità italiane, l’Ong francese carica a bordo i migranti e si dirige verso un porto italiano, adducendo la pretestuosa motivazione che ai sensi delle convenzioni internazionali la Libia non sarebbe un “porto sicuro” dove sbarcare i migranti.
Questo il comportamento di Msf, che si può giudicare quantomeno irrispettoso delle regole, in attesa di capire se presenti anche profili illeciti.
L’Ambasciatore Perrone ha voluto dire la sua, mettendo le cose in chiaro: “quando la guardia costiera libica assume la responsabilità delle operazioni, è bene non sovrapporsi”. Questo lo comprende chiunque abbia buon senso e ha a cuore l’incolumità dei migranti – come ha peraltro sottolineato Perrone – che viene messa a rischio dagli interventi delle Ong, verso le cui imbarcazioni altrimenti si tuffano, nella speranza di essere tratti a bordo. Ha anche ricordato che “bisogna avere rispetto per gli uomini della Marina libica, che lottano ogni giorno contro i trafficanti”.
Il nostro Ambasciatore ha anche aggiunto che bisogna dare atto dei sostanziali miglioramenti delle condizioni in cui si trovano i migranti in Libia, quando vengono salvati in mare e riportati a terra.
Perrone è in Libia dal 2016 e sa di cosa parla. In poche parole ha fatto intendere che i porti libici possono oramai essere considerati sicuri, facendo così venir meno l’alibi che le Ong utilizzano per trasportare in Italia i migranti recuperati al largo delle coste libiche.
Un piccolo cenno su Msf: l’organizzazione risulta particolarmente vicina a personalità francesi che hanno ricoperto importanti incarichi politici (uno per tutti, Bernard Kouchner, ex socialista, poi ministro degli Esteri di Sarkozy) e secondo alcuni, alle strutture di intelligence transalpine.C’è da chiedersi a quali interessi risponda Msf.
Difficile dire se le parole di Perrone, cui va riconosciuta la coraggiosa e puntuale presa di posizione in linea con il diritto internazionale, preludano ad un cambio di rotta dell’Italia nei confronti delle Ong, che porti queste organizzazioni ad applicare correttamente il principio del “porto sicuro”, un principio che avrebbe sensibilmente ridotto il flusso incontrollato dei migranti verso le nostre coste.
Vogliamo pensare che sia un segnale che, dopo il voto del 4 marzo, sulla questione della gestione dell’immigrazione qualcosa in Italia sta iniziando a muoversi.