Con l’entrata in vigore del D.L. 104/2019 il ministero degli Esteri sta vivendo una profonda ristrutturazione che ne accresce in modo esponenziale il peso politico: si è davanti alla nascita di una Superfarnesina.
Da un lato, la norma – recita il preambolo – ha l’obiettivo di “conferire una visione unitaria della promozione dell’interesse nazionale all’estero”. Dall’altro, ha per effetto di rafforzare in modo inedito la Farnesina, attribuendogli nuove competenze di rilievo strategico.
Il D.L. 104/2019 trasforma nel profondo la Farnesina, attribuendogli competenze strategiche
Il D.L. 104/2019 dispone un inedito passaggio di competenze e, quindi, di potere fra ministeri a tutto vantaggio degli Esteri.
Il ministero dello Sviluppo economico cede al Maeci le competenze in materia di politica commerciale e promozionale e in materia di sostegno all’internazionalizzazione del sistema Italia. Via Veneto cede alla Farnesina anche le competenze sull’export di materiali che rientrano nella Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche e quelle di materiali c.d. dual use, ossia quelli con uso civile e militare
L’effetto di questa disposizione – fortemente voluta dal ministro degli Esteri Di Maio – è dirompente. Sta nascendo, di fatto, un nuovo ministero economico. Infatti, per la prima volta tutte le competenze in materia di internazionalizzazione del sistema Italia sono accorpate sotto un unico ministero, gli Esteri.
La Farnesina diventa un ministero anche economico
In particolare, in base al D.L. 104/2019, il Maeci acquisisce dal Mise tutte le competenze in materia di:
- politica e strategie in materia di commercio con l’estero, fra cui la regia delle iniziative di promozione del Made in Italy.
- Internazionalizzazione del sistema Italia.
- Vigilanza e indirizzo sull’Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
- Vigilanza e indirizzo su Simest, la controllata di Cassa depositi e prestiti che sostiene le aziende italiane nel loro processo di internazionalizzazione.
Per effetto di questo passaggio di competenze, la Farnesina gestirà in autonomia il Piano per la promozione del Made in Italy, il Fondo Rotativo per crediti a imprese esportatrici e il Comitato agevolazioni.
Il Maeci acquisisce dal Mise ingenti risorse umane e finanziarie
Il passaggio di competenze da Via Veneto alla Farnesina è accompagnato anche da un ingente travaso di risorse umane e finanziarie.
Dal ministero dello Sviluppo economico verranno trasferiti alla Farnesina circa 100 dirigenti e funzionari, che entreranno nei ruoli degli Esteri.
Inoltre, il Mise perderà a vantaggio del Maeci circa 250 milioni di euro ora in bilancio a Via Veneto. Fra questi, 140 milioni di euro per l’attività promozionale internazionale e 75 milioni per il funzionamento dell’Ice.
Superfarnesina, un unico punto di riferimento per gli esportatori italiani
Sotto il profilo dell’organizzazione dello Stato, la nascita della Superfarnesina è una svolta epocale. Per la prima volta, imprenditori e associazioni avranno un unico referente istituzionale per l’internazionalizzazione, la politica commerciale, la tutela dei marchi e delle eccellenze italiani, la promozione del made in Italy.
Gli effetti della riforma si riverberano sulla capacità di proiezione all’estero dell’Italia. Si tratta infatti di una “razionalizzazione della governance” che integra e mette a sistema la rete estera del Maeci con la rete estera dell’ICE.
In questo quadro, la Farnesina diventa una “piattaforma unica” per l’internazionalizzazione del sistema Italia. Un centro di potere dotato di una punta di diamante al servizio delle imprese, la rete estera: 128 ambasciate, 80 consolati, 24 Uffici degli addetti scientifici, 83 Istituti Italiani di Cultura, 78 Uffici Ice, distribuiti in tutti i continenti.
La Farnesina torna peso massimo negli equilibri politici italiani
Sotto il profilo nazionale, il ministero degli Esteri torna ad avere un ruolo strategico, che ne aumenta il peso politico sul piano interno.
Di fatto, la Superfarnesina ha in mano tutte le leve della promozione economica e commerciale italiana all’estero.
Tenuto conto della marcata vocazione dell’economia italiana all’export, da ora in poi ogni ministro degli Esteri sarà un interlocutore ineludibile per tutti gli operatori italiani che si affacciano sui mercati internazionali.
La Superfarnesina è una novità di cui le forze politiche italiane devono tenere conto
È, questa, una circostanza che da ora in poi la classe politica italiana dovrà tenere sempre presente.
Questo dato, a maggior ragione, dovranno tenerlo in considerazione le forze politiche – non ultime quelle di opposizione, la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, espressioni delle aree italiane più produttive e con una marcata vocazione all’export.
D’ora in poi avere un proprio esponente alla guida della Farnesina significherà per le forze politiche avere in mano tutti gli strumenti per incidere sullo sviluppo e la crescita dell’Italia: aziende, distretti industriali, settori economici, regioni.
Resistenze dell’amministrazione?
La nascita della Superfarnesina è stata voluta dal ministro degli Esteri Di Maio, che – a onor del vero – ha riesumato un antico progetto di Silvio Berlusconi. Da un lato, il ministro degli Esteri si è avvalso dell’opportunità che a Via Veneto siede il M5S Patuanelli, circostanza che ha facilitato l’operazione. Dall’altro, il disegno di Di Maio ha dovuto superare resistenze sia alla Farnesina sia a Via Veneto.
Innanzi tutto, sia agli Esteri sia al Mise sembra vi siano riserve di dirigenti e funzionari (e dei relativi sindacati), per l’impatto della riforma sulle loro prospettive di carriera.
Inoltre – secondo fonti diplomatiche – alcuni esponenti del vertice amministrativo degli Esteri avverserebbero la ritrovata centralità politica del ministero: per prima volta da decenni, l’incarico di ministro degli Esteri torna ad essere ambito da politici di primo piano, la cui presenza alla Farnesina ridimensionerebbe il potere dei mandarini ministeriali.
Per chi si candida a governare: davanti alla volontà politica non c’è resistenza che tenga
La riforma della Farnesina offre lo spunto per alcune considerazioni, che chi si candida a governare dovrebbe sempre tenere a mente.
Primo: nel rispetto delle leggi, la politica deve imporsi sulle resistenze dell’amministrazione. Mentre la prima ha la forza che le deriva dalla legittimazione democratica e incarna l’interesse generale, la seconda è talvolta portatrice di interessi particolari.
Secondo: davanti alla volontà politica non c’è resistenza che tenga. Troppe volte la politica è rimasta inspiegabilmente timida davanti alla vischiosità dell’amministrazione, che per naturale vocazione è portata a mantenere lo status quo anche su questioni di dettaglio – e, talvolta, alquanto meschine: chi conosce le vicende della Farnesina durante il governo Conte I comprenderà agevolmente.
Compito della politica è, invece, incidere in modo sostanziale sulla “realtà effettuale della cosa“, plasmandola in linea con l’interesse generale. E darsi gli strumenti più adatti alla bisogna, come la Superfarnesina.