Conti pubblici, chi vuole assoggettare l’Italia all’Ue

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conti pubbliciMedia e osservatori hanno accolto con giubilo la nomina di Paolo Gentiloni a Commissario europeo per l’Economia. Per alcuni, la nomina sarebbe l’effetto di una recuperata credibilità internazionale dell’Italia, ora che il Pd ha sostituito la Lega al Governo. Altri si spingono persino a suggerire che la ritrovata “credibilità” dell’Italia consentirà al governo Conte bis di ottenere maggiore flessibilità in materia di conti pubblici. E, magari, anche di rinegoziare una modifica del Patto di Stabilità.

Tuttavia, se si guarda agli altolà che l’Ue e alcuni paesi europei si sono affrettati a dare all’Italia i segnali non sono incoraggianti.

I falchi dell’ordoliberismo zittiscono Mattarella

Il presidente della Repubblica Mattarella aveva appena chiesto un “riesame delle regole del Patto di Stabilità” per rilanciare “investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca”? Ecco arrivare, in modo alquanto scortese e irrituale su Twitter, un secco “no” dell’ex premier austriaco Kurz. Peraltro corredato da una fotografia del nostro capo dello Stato, casomai qualcuno nutrisse dubbi.

“Un alleggerimento delle regole di Maastricht, come richiesto attualmente dall’Italia, lo rifiutiamo nettamente. L’Italia non deve diventare una seconda Grecia. E comunque non siamo disposti a pagare i debiti dell’Italia”, così Kurz su Twitter. E, ancora, con un secondo tweet:  “L’attuale dibattito dimostra ancora una volta la necessità di un nuovo trattato Ue con sanzioni per chi violi le sue regole. Il mancato rispetto delle regole sul debito deve portare automaticamente a delle sanzioni”. Sanzioni automatiche. Difficile essere più chiari.

Kurz – opportuno ricordarlo – è un importante esponente della famiglia politica dei Popolari europei: la stessa della von der Leyen e della Merkel. E’ quindi legittimo sospettare che Kurz si sia prestato a fare il portavoce di altri, che non desideravano per ora esporsi direttamente. Difficile, in ogni caso, pensare che il suo sgarbo al presidente Mattarella non sia stato preventivamente concordato con altri.

Gentiloni, più commissariato che commissario

Del resto, le circostanze suggeriscono che a Bruxelles Gentiloni rischia di scoprirsi vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. Si tratta di un’impressione condivisa da tanti: osservatori, media, politici di tutti gli schieramenti. Huffingtonpost nel pezzo “Ursula mette in regola Gentiloni e Gualtieri” – anche se “mette sull’attenti” sarebbe stato più appropriato – lo chiarisce senza possibilità di equivoci.

Innanzi tutto, la von der Leyen ha nominato Valdis Dombrovskis, ex premier della Lettonia – paese nella sfera di influenza della Germania – vice presidente esecutivo della Commissione con delega all’Economia, nonché Commissario per i Servizi finanziari. Va ricordato che nella Commissione presieduta dal 2014 al 2019 da Juncker, Dombrovskis era fra i più intransigenti partigiani del Patto di Stabilità.

Il falco Dombrovskis “tutore” di Gentiloni

Nella nuova Commissione, Dombrovskis coordinerà i lavori sull’economia – e, quindi, l’attività di Gentiloni. Inoltre, sarà commissario per i Servizi finanziari. In altre parole il falco lettone avrà la preminenza su Gentiloni in materia di affari economici e politiche di bilancio. Inoltre, Dombrovskis avrà competenze strategiche su temi quali stabilità finanziaria, servizi finanziari e mercati dei capitali.

Del resto, anche la von der Leyen ha parlato chiaro: “(…) siamo europei prima di essere della nostra nazionalità in Commissione europea. Poi, Dombrovskis è vicepresidente e lavorerà fianco a fianco con Gentiloni. Inoltre il nuovo ministro dell’economia italiano Roberto Gualtieri viene dal Parlamento europeo, dunque conosce perfettamente il patto di stabilità e sa esattamente quali sono le regole che abbiamo stabilito in Europa. Gualtieri sa cosa ci aspettiamo nella prossima legge di stabilità“.

Von der Leyen, nessuna apertura sul Patto di Stabilità

La von der Leyen appare netta anche sulla revisione del Patto di Stabilità, data quasi per acquisita da alcuni osservatori italiani. In realtà, proprio dalle parole della von der Leyen appare evidente che Bruxelles si attende che le politiche economiche dei paesi Ue debbano svilupparsi all’interno del quadro del Patto, non avere per obiettivo la modifica delle sue regole.

“Abbiamo un Patto di stabilità e crescita che è stato sviluppato con un largo consenso” – ha dichiarato la von der Leyen – “Le regole sono chiare, i limiti sono chiari e la flessibilità è chiara. All’interno di queste regole affronteremo le diverse opzioni e i diversi problemi”.

Pd, garante non della flessibilità dei conti ma dell’assoggettamento dell’Italia

L’impressione è che siamo di fronte a un altro pactum sceleris con la regia del Pd, in linea con la sua tradizione. L’ultima volta, l’allora premier Renzi aveva barattato con l’Ue l’apertura delle frontiere italiane a una vera e propria invasione di clandestini in cambio di flessibilità sui conti pubblici.

Questa volta, con una regia alla quale non sarebbe estraneo Renzi e, secondo indiscrezioni, nemmeno Romano Prodi, il Pd sembra aver barattato l’assoggettamento dell’Italia alla Commissione – e quindi a Germania e Francia – in cambio del sostegno alla nascita del governo giallorosso.

Attraverso questa lente, a differenza di quanto alcuni irresponsabilmente asseriscono, i Gentiloni a Bruxelles e un governo finalmente “credibile” a Roma non sono affatto la garanzia che l’Ue dia luce verde a sforare i vincoli di bilancio. Né, tantomeno, a rinegoziare il Patto di Stabilità in termini più favorevoli. Al contrario, essi sono l’assicurazione per Bruxelles, Berlino e Parigi che a quei vincoli l’Italia si assoggetterà.

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