Caso Bachelet, l’Onu contro l’Italia

La decisione dell'Onu di inviare "esperti" per indagare sul razzismo in Italia è un passo coerente con la linea sempre più pro-immigrazione del Palazzo di Vetro. Al di là dell'infondatezza delle accuse, il governo italiano deve decifrare la vera posta in gioco di questa partita.

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Bachelet

BacheletUn imbarazzante scivolone ha caratterizzato l’apertura a Ginevra dei lavori del Consiglio Onu per i diritti umani. Nel suo intervento introduttivo l’Alto Commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha annunciato che le Nazioni Unite invieranno una missione in Italia per “valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom”.

L’imbarazzante scivolone della Bachelet

“Il Governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong“. – ha proseguito la Bachelet – “Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili”.

Potevano mai mancare le Ong? Le stesse Ong che in spregio ad ogni normativa sino a pochi mesi orsono traghettavano clandestini, recuperandoli sulle spiagge libiche e trasportandoli nei porti italiani…

Ogni volta che perde le elezioni la sinistra gioca a screditare l’Italia nel mondo

In Italia, la sinistra ha accolto la notizia con malcelato giubilo. More solito, quest’ultima cerca di screditare l’Italia all’estero. Meglio farebbe a dedicare il tempo all’opposizione, dove è stata relegata dagli elettori con un democratico voto, a riflettere sulla sua disastrosa politica sull’immigrazione.

Uno spunto di riflessione: secondo le parole della Bachelet, i casi di razzismo e violenza in Italia sono stati “riferiti“. Si attende di conoscere la fonte. E si accettano scommesse.

La reazione del governo italiano

Dal canto suo, il governo Conte ha correttamente reagito a questa palese quanto infondata ingerenza, con il ministro degli Esteri Moavero e quello dell’Interno Salvini.

Con le sue goffe dichiarazioni, la Bachelet non rende un buon servizio all’Onu. Purtroppo negli ultimi anni il discredito delle Nazioni Unite è aumentato.

Onu, un’organizzazione in crisi di legittimità

E duole osservare che a questa delegittimazione non sono estranei proprio gli organi onusiani che per statuto sarebbero preposti alla missione più nobile, ossia la tutela dei diritti dell’uomo.

Invece, purtroppo molti organi delle Nazioni Unite sono ormai diventati strumenti al servizio di precise agende politiche. E questo, oltretutto, attribuendo importanti funzioni e poteri a paesi con gravi prassi di violazioni dei diritti umani.

L’Italia attaccata dall’organo Onu maggiormente screditato

Il quadro che ne emerge è desolante: pregiudizi, strumentalizzazioni, politicizzazioni, omissioni, compromessi al ribasso. Non è casuale che lo scorso giugno gli Stati Uniti abbiano annunciato il loro ritiro dal Consiglio Onu per i diritti umani, denunciandone l’atteggiamento di pregiudizio, in particolare contro Israele.

Il ritiro degli Usa, il paese con la maggiore capacità di proiezione di potenza, è un grave vulnus per il sistema Onu di tutela dei diritti umani. Non solo esso ne mina la credibilità, ma ne limita fortemente la capacità operativa. In altri termini, ne accentua l’inutilità.

L’agenda pro-immigrazione dell’Onu

Va aggiunto un altro dato. Le Nazioni Unite stanno sempre più apertamente promuovendo un’agenda pro-immigrazione. Un’agenda che non fa distinzione fra profughi e rifugiati da un lato e immigrati economici dall’altro.

La punta di diamante di questa politica è l’Oim, l’agenzia dell’Onu per le migrazioni. In particolare, l’Oim sta spingendo per l’adozione del “Patto Globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare“. Il Patto Globale potrebbe essere approvato alla conferenza intergovernativa che si terrà a Marrakech il prossimo dicembre.

Così come si configura, il Patto Globale è un progetto pericoloso. La sua approvazione potrebbe costituire un embrione di base legale per attribuire alle Nazioni Unite una funzione di governance globale dell’immigrazione. Una governance sovranazionale. Questo, ovviamente, a dispetto delle scelte elettorali fatte dalle popolazioni con il voto democratico.

Il disegno Onu di governance globale dell’immigrazione è contrario all’interesse dell’Italia

Si tratta dunque di un tema che il governo Conte dovrebbe mettere in agenda con massima attenzione e urgenza. E, eventualmente, stimolare un dibattito per informarne l’opinione pubblica.

L’Italia, infatti, non può andare a Marrakech senza una precisa agenda politica sui temi migratori.

Infatti, è del tutto evidente che le velleità onusiane di governance dell’immigrazione sono contrarie all’interesse dell’Italia. L’Italia è la porta di accesso meridionale dell’Europa. Pertanto, tutti i flussi verso il Vecchio Continente provenienti dall’Africa e, in parte, dal Medio Oriente e dall’Asia passerebbero dal territorio italiano. Con le disastrose conseguenze che si possono immaginare.

L’interesse dell’Italia è governare l’immigrazione, non delegarla a organi sovranazionali

L’interesse dell’Italia è di governare l’immigrazione, che è un problema politico da affrontare con strumenti politici. Non certo di lasciarne la gestione nelle mani di organi tecnici che non sono chiamati a risponderne politicamente ai cittadini. Si ricordi che il termine governance ha una connotazione tecnica, non politica, ed era sino a pochi anni fa riferito esclusivamente al mondo delle imprese. È, anche questo, un segno dei tempi. Un segno che certe dinamiche vanno fermate.

In altri termini, le improvvide dichiarazioni della Bachelet rimettono sul tavolo in tutta la sua politicità il tema strategico dell’immigrazione.

A fronte delle batoste elettorali incassate negli ultimi anni era prevedibile che mondialisti e sinistra alzassero il tiro. Si tratta di mosse goffe e frettolose. Iniziative dettate dalla percezione che la finestra di opportunità politica si sta chiudendo. Che mondialisti e sinistra devono procedere per fatti compiuti, per poi poter strillare che sui “diritti” non si torna indietro.

Il volgare intervento della Bachelet si inserisce appieno in questo schema.

La narrativa dell’Italia razzista serve a preparare un attacco al nostro paese

Prima di insultare l’Italia e gli italiani, l’Alto Commissario aveva il dovere di fare qualche ricerca. Le sue alte funzioni glielo imponevano. Magari statistiche alla mano, che qualche volta aiuta. Anche quelle – perché no? – sui reati commessi dagli stranieri in Italia. Dati alla mano, avrebbe scoperto che gli italiani non sono razzisti. Che sono stati lasciati soli dall’Europa di fronte alla crisi migratoria. E che, nonostante tutto, hanno dato una straordinaria prova di accoglienza, generosità e tolleranza.

Invece, niente. La narrativa dell’Italia razzista andava alimentata. Ci si sta preparando allo scontro. Tipico della sinistra, ormai legatasi mani e piedi ai mondialisti in un patto scellerato contro i popoli: fra la verità e la rivoluzione, si sceglie la rivoluzione…

Occorre ricordare che la Bachelet, due volte presidente del Cile e fra i principali esponenti della sinistra sudamericana, è notoriamente una figura di parte e divisiva sul piano politico.

L’Alto Commissario, inoltre, è stata a più riprese criticata con forza per la sua controversa attività in ambito onusiano. Ed è strettamente legata ad ambienti che non fanno della trasparenza la loro principale qualità: ciò non depone bene per chi è chiamato ad incarichi di estrema sensibilità, come quello di tutelare i diritti umani.

Controversa e ricattabile: Michelle Bachelet incarna il perfetto agente del mondialismo

Inoltre, durante la sua presidenza del Cile, la Bachelet è stata lambita da gravi casi di corruzione e speculazione. Imbarazzanti scandali, con annessi seguiti giudiziari, che hanno travolto suoi strettissimi familiari, come il figlio – che aveva tra l’altro importanti incarichi alla presidenza, pagati dai cittadini cileni – e la nuora.

Tutte queste circostanze fanno della Bachelet una figura particolarmente ricattabile. E, soprattutto, fanno sorgere serie riserve sui requisiti delle figure selezionate per imporre ai popoli l’agenda politica mondialista.

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